Sogno di una notte di mezz’estate

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Il titolo è pretenzioso, la recensione non lo sarà. Non intendo certo mettermi a confronto con emeriti critici letterari che hanno detto di tutto sull’opera in questione. Certo è che mentre stamattina ero in ufficio, in cerca di un grande libro da suggerire, ho fatto la domanda ad alta voce. E Giuliana, la nostra new entry, la nostra stagiaire, ha cominciato a fare un elenco di libri che avrebbe voluto trovare fra le pagine delle Matte da Leggere. Alcuni non andavano bene, altri li avevamo già recensiti (ma non è che lei può avere il nostro archivio in testa, giusto?)…. Poi a un certo punto esclama “Otello!”. E io dico: «Mi piace», ma poi aggiungo «Non te ne viene in mente qualcuno più leggerino… più estivo?». E lei (senza scomporsi): «Sogno di una notte di mezz’estate…?!?». Ed io: «Magnifico!». E dunque adesso eccomi qui a vedere di condividere con voi le emozioni che ho provato leggendo Sogno di una notte di mezz’estate di William Shakespeare. Mentre Giuliana sorrideva… Non so ancora se ridesse perché era contenta di avermi dato un suggerimento felice… O perché io ho dimostrato troppo entusiasmo nell’accogliere l’idea. Ma poco importa 🙂

Mentre scrivo, Giuliana è davanti a me (seria e silenziosa) e ancora non sa che è entrata a far parte del mondo Matto delle Matte 🙂

Non voglio perdermi in dettagliucci editoriali. Ci basterà sapere che la commedia in questione – certamente fra le più conosciute e amate opere del bardo – è stata scritta intorno al 1595 e che presenta tre storie intrecciate fra loro dalla celebrazione del matrimonio fra Teseo (duca di Atene) e Ippolita (regina delle Amazzoni). L’amore è al centro di tutta l’intricata (se pur breve) trama. Ci sono Lisandro e Demetrio, entrambi innamorati di Ermia (che pur amando Lisandro è destinata per volere del padre a sposare Demetrio) la cui amica (Elena) è innamorata di Demetrio. Lisandro ed Ermia scapperanno insieme nei boschi, seguiti da Elena e Demetrio… Ma si perdono nei boschi, dove nel frattempo si trovano anche Oberon e Titania (re degli elfi e regina delle fate) per nozze imminenti. L’intreccio è complicato da raccontare in poche parole. Ma certo ricorderete anche voi le proprietà del succo del fiore vermiglio di Cupido, capace di far innamorare della persona che si incontra dopo il risveglio. E probabilmente ricorderete anche i pasticcio di Puck con questo succo negli occhi del giovane ateniese sbagliato e poi l’articolata conclusione della vicenda…

Ma veniamo alla Matta che lo ha letto e al quando lo ha letto. Ero adolescente. Avevo studiato Shakespeare a scuola. Mi era piaciuto un passo che la mia insegnante ci aveva fatto leggere (e tradurre) e ho deciso di proseguire la lettura, ho acquistato il libro in un’edizione che all’epoca amavo perché mi permetteva di leggere un sacco (100 pagine 1000 lire di Newton & Compton editori) e l’ho letto tutto d’un fiato. Poi sono arrivati i primi innamoramenti, l’adolescenza piena, la maturità. E dopo gli Esami di Stato (uh, come sono sul pezzo visto che sono ancora in corso) che si fa? Si decide cosa si vuol diventare da grandi. E io all’epoca volevo fare l’attrice drammatica (lavoro per cui mio padre sostiene che io abbia una particolare propensione, soprattutto se in stile Eleonora Duse), in teatro. E così comincio a preparare il provino per il Teatro Stabile di Catania. E sia per il monologo, sia per il dialogo che dovevo portare sul palco, scelgo brani da Sogno d’una notte di mezz’estate... La poesia invece era una delle Illuminazioni di Arthur Rimbaud. Mi sentivo perfetta. amavo l’opera, la conoscevo, Ermia era mia (anzi di più, io ero Ermia). Salgo suol palco, recito il mio monologo. E la domanda che mi sento rivolgere è: «Scusi, ma perché ha scelto Shakespeare?». Ed io: «Perché sto leggendo tutte le sue opere, mi sono innamorata di Sogno di una notte di mezz’estate. Io sono Ermia». E loro: «Sì, ok, ma non potevi scegliere un autore italiano? Che so, un Pirandello, un Verga, un Brancati». Ed io (mentre penso «allora non italiani, ma siciliani!»): «Sì, ma se volete autori italiani, perché non lo specificate nella richiesta di partecipazione?». E poi dal buio sento fuoriuscire una voce e una domanda che immediatamente ha smontato ogni mio entusiasmo: «Potrebbe pronunciare “ho visto un ramarro marrone”?».

Ora, voi non potete saperlo, perché mi leggete e basta, ma io ho una “R moscia” incredibile. Non di quelle R che diventano V e che fanno molto radical chic… Ma quelle R “arrotate” che gorgogliano in gola. A quel punto, decido di buttarla sulla verve: «Perché limitarsi? Posso fare di più!» ho esclamato… E subito dopo ho proseguito: «Orrore, orrore ho visto un ramarro marrone strisciare contro una parete arrugginita». Ma, evidentemente, la verve non paga… Visto che questa è stata l’occasione in cui ho ricevuto il mio primo «Le faremo sapere!». E ovviamente, quello che ho saputo è che non mi avevano presa per il corso di teatro.

Tornando a Sogno di una notte di mezz’estate, dopo averlo amato con i pochi strumenti di un’adolescente, una volta iscritta all’università ho continuato gli studi letterari sul tema e mi sono parecchio divertita a scoprire i riferimenti letterari interni alla commedia shakespeariana: da Le metamorfosi di OvidioL’asino d’oro di Apuleio… e altri (alcuni anche autoreferenziali, visto che Romeo e Giulietta – che il bardo stava scrivendo in contemporanea – sembra quasi una rielaborazione in chiave tragica della commedia oggetto di questo post. E’ stato più o meno in quel periodo che ho scoperto – sempre grazie a Edy, il mio spacciatore di fumetti – che Neil Gaiman (sì, sì… proprio lui!) ne aveva tratto un cimic book per la serie The Sandman che non solo ha vinto numerosi premi, ma è anche l’unica opera a fumetti che ha ottenuto un World Fantasy Award. Ma già da piccolissima (e in realtà senza capirlo) mi ero imbattuta in una “traduzione” a fumetti liberamente ispirata all’opera con  Zio Paperone e la polvere di stelle, pubblicata su Topolino nel 1988. Insomma, questa commedia è un libro che in qualche modo mi ha accompagnata tutta la vita (e qualcosa significherà!). Infine, voglio invitarvi a leggere un articolo su cui ho lavorato qualche tempo fa dopo una scoperta che per molti (inglesi soprattutto) ha dell’incredibile: William Shakespeare era siciliano!

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(Sogno di una notte di mezz’estate di William Shakespeare, Mondadori, euro 9)

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