Contesa per un maialino…

contesa per un maialino italianissimo a San SalvarioFinalmente, dopo tanti giorni di attesa, eccovi la recensione di “Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario” di Amara Lakhous.

Abbiamo detto molto dell’autore e dei temi al centro del romanzo… Ma di quello che accade nel libro non via abbiamo dato alcun conto.

I nuclei narrativi del romanzo sono due. Il primo ruota intorno a una serie di omicidi, le cui vittime sono immigrati albanesi e rumeni; il secondo, invece, riguarda – appunto – un maialino e la contesa che si genera intorno a lui.

Andiamo con ordine. Il romanzo si apre con una visione di Marsiglia. Enzo Laganà, protagonista e alter ego cartaceo di Amara Lakhous, si trova in vacanza con la sua fidanzata. Al suo risveglio, una telefonata del suo caporedattore lo obbliga a dare risposte che non dovrebbe, non potrebbe e non vorrebbe dare. Enzo Laganà è un giornalista di cronaca nera. Il suo caporedattore vuole sapere se ha una pista per gli omicidi che insanguinano le strade di Torino. Enzo, visto che si trova a Marsiglia, non sa nulla degli omicidi, ma prontamente risponde che sta seguendo una pista: ha un informatore e questi gli ha confessato che si tratta di una faida fra la cosca mafiosa rumena che vuole scalzare i mafiosi albanesi dal racket della prostituzione in particolare, ma anche della droga e del contrabbando. Al caporedattore questo è sufficiente. Prima ancora di tornare a Torino, l’articolo di Enzo Laganà è in prima pagina. Ribattuto dalle principali agenzie di stampa. Insomma, la sua pista è diventata un caso.

Solo che il “Gola Profonda” di Enzo Laganà non esiste. Come pure non esiste alcuna faida fra cosche mafiose di immigrati rumeni e albanesi. Vi diciamo solo che a un certo punto un vero “Gola profondissima” salterà fuori e permetterà ad Enzo di seguire vere tracce.

E veniamo al maialino. Enzo abita in un quartiere popolare di Torino, San Salvario, che ospita una moschea. All’interno di questa moschea, le telecamere di video-sorveglianza hanno filmato la passeggiata di un maialino (quale onta orrenda, un animale impuro che cammina liberamente in un luogo sacro). Il proprietario del maialino, Joseph, giura solennemente che non si tratti del suo XXXXX. Eppure le riprese sono inequivocabili: ritraggono il maialino con indosso la sciarpetta della Juventus, un tratto distintivo che nessun altro suino porta addosso. Da qui si scatenano le polemiche: la comunità musulmana pretende che Joseph consegni il maialino che verrà ucciso per lavare l’onta; un gruppo di animalisti chiede che Joseph dia il maialino all’associazione, perché hanno prove inconfutabili di maltrattamento di animale; il comitato dei residenti di San Salvario, infine, vuole adottare il maialino perché italianissimo (ma non solo).

Colpi di scena e inattese risate, condiscono una storia inventata che potrebbe essere verissima e che proprio per questo dovrebbe spingerci a riflettere.

C

(Contesa per un maialino italianissimo a San Salvario di Amara Lakhous, Edizioni E/O, pagg. 157, euro 16,50)

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