Alta fedeltà – High Fidelity

High fidelity 1Ieri pomeriggio, mentre chiacchieravo con M e le raccontavo del mio avvilimento nel proseguire la lettura della saga de “Il diario del vampiro”, improvvisamente mi sono resa conto di non aver mai recensito uno dei miei autori preferiti: Nick Hornby. Non sono matta, non è che mi sia balzato alla mente quest’idea così dal nulla. Si parlava di libri, anche perché le Matte da leggere avevano appena spacchettato un regalo delle Edizioni Nottetempo che presto trovate sul blog e che il mese prossimo presenteremo al Monastero dei Benedettini, e poi di film e di musica… E l’associazione è stata immediata: «Non abbiamo mai recensito nulla di Hornby… Perché?», dico. «Boh – risponde M – perché non lo scrivi?». Ed eccomi qua.

E’ stato difficile scegliere da quale libro di questo autore cominciare. Alla fine ho scelto quello di cui abbiamo brevemente parlato ieri con M e Phil (che voi non conoscete, ma è probabile che ne sentiate parlare spesso… Anche se per ora non vi dico chi è): «High Fidelity», non il primo romanzo di Hornby che abbia letto, ma una storia che ho amato tantissimo ancora prima di sapere che fosse un libro…

alta-fedeltaIn un pomeriggio di influenza di molti anni fa, ero distesa sul divano e guardavo un film che mi aveva attratta. Carino l’attore (John Cusack), piacevole la storia, interessante il legame a doppio filo con la musica e – soprattutto – con i vinili: un’altra mia grande passione. Alla fine del film, la rete che lo trasmetteva taglia i titoli di coda ed io non vengo a scoprire che il film (del quale comunque non conoscevo il titolo) era stato tratto dall’omonimo romanzo di Nick Hornby. Poi un giorno, il mio amico Livio, mi regala “31 Canzoni” (sempre di Nick Hornby) e mi dice: «Se non hai visto questo film – aveva una videocassetta fra le mani (mamma mia non esistevano neanche i dvd) – guardalo e te ne innamorerai». E io mi fido molto di Livio e dei suoi gusti in fatto di film, musica, fotografia, libri. Torno a casa, comincio a leggere «31 Canzoni» e trovo diversi brani che mi riportano alla mente quel film visto diversi anni prima. Infilo la videocassetta nella bocca del videoregistratore, partono i titoli… Prime due inquadrature… Ed era proprio quel film! (Grande Livio!)

Copertina edizione 1mln copie englandLa trama potremmo riassumerla così. Rob è il proprietario di un negozio di dischi a Londra (il film, invece, è ambientato a Chicago), perché ha fatto della sua passione e della sua conoscenza enciclopedica della musica rock e pop, un lavoro. Ha due dipendenti eccentrici, con la fissazione di stilare classifiche “Top Five“. E’ un periodo di bilanci e difficoltà (il protagonista ha 35 anni). Rob, si sente sentimentalmente frustrato e complessivamente insoddisfatto e, dopo essere stato piantato dalla sua ultima fidanzata, sta passando in rassegna le sue precedenti storie d’amore, le analizza per capire dove e che che cosa abbia sbagliato… Partendo proprio dalla classifica delle cinque più memorabili fregature di tutti i tempi. Ma non è che in questa analisi personale si impegni, poi davvero così tanto. Comincia quindi la ricerca di tutte le proprie ex che gli metteranno davanti agli occhi il suo vero carattere, i suoi difetti. Questo, ovviamente, fino all’ultima tappa: Laura.

Ho rivisto il film, e poi sono corsa in libreria ad acquistare una copia di “Alta Fedeltà“. Il profumo di quelle pagine era meraviglioso (ma l’editore Guanda usa sempre una carta strepitosa, piacevole al tatto, all’olfatto e – mi pare ovvio – anche alla vista) e ho cominciato a leggere. E il libro, come il film, sembra una chiacchierata del protagonista con il lettore/spettatore. Rob si confida con chi lo sta leggendo/ascoltando, racconta delle sue incertezze e instabilità e del ruolo della musica nella sua vita. La sua paura di crescere, mascherata dalla convinzione di non dover cambiare niente di se stesso, è affrontata con ironia e humor. Il libro è scanzonato (ahaha!), il film leggero e divertente ma è anche la fotografia di una generazione, quella di chi vuole rimanere adolescente tutta la vita, di chi non vuole responsabilità né vincoli, di chi soffre della sindrome di Peter Pan, insomma: un’istantanea nitida delle nevrosi della vita moderna. E, in più, c’è un mondo di citazioni musicali, canzoni, band, generi… Nei quali potete perdervi, se vorrete.

Eccovi anche alcune delle “Top Five” dedicate alla musica:

“Migliori 5 canzoni di apertura di lati A di 33 giri di tutti i tempi” (1. Janie Jones dei Clash; 2. Thunder Road di Bruce Springsteen; 3. Smells like teen spirit dei Nirvana; 4. Let’s get it on di Marvin Gaye; 5. Return of the grievous angel di Gram Parsons); “Primi 5 gruppi o musicisti che bisognerebbe fucilare il giorno in cui arrivasse la rivoluzione musicale” (1. Simple minds; 2. Michael Bolton; 3. U2; 4. Bryan Adams; 5. Genesis); “Musica che voglio sia messa la mio funerale” (1. One love di Bob Marley; 2. Many rivers to cross di Jimmy Cliff; 3. Angel di Aretha Franklin; 4. Infine ho avuto la fantasia che una donna bella e piangente insistesse per sentire You’re the best thing that ever happened to me di Gladys Knight); “Canzoni che riempivano la pista al Groucho (il locale dove Rob faceva il disk-jockey anni fa)”, “Canzoni di Elvis Costello preferite”… Ma ce ne sono un’infinità… Leggete, ascoltate… Guardate e divertitevi a trovare le differenze fra libro e film (e non sono poche).

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(Alta fedeltà  di Nick Hornby, Guanda, pagg.256, euro 14,50)

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