Jane Eyre

jane eyreOk. Ho preso una strana calata. Anche perché non è che io mi senta particolarmente romantica in questo momento. Ma tant’è che fra un post e  un altro, e l’incessante lavoro di archiviazione della mia biblioteca personale, ormai lo avete capito, incappo in titoli che non posso evitare di recensire. Fra questi, lo avevo anticipato in un precedente post, c’è “Jane Eyre” di Charlotte Brontë.

A farmi scoprire il titolo è stata la mia insegnante di letteratura inglese, durante l’ultimo anno di liceo. Il lavoro che questa docente eccezionale ci fece fare fu il mio primo studio di comparazione letteraria (una mania che mi accompagna ancora adesso e che determinò non soltanto la mia iscrizione alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, ma anche la scelta di campo per la Tesi di laurea), in questo caso imperniato sui personaggi femminili dei romanzi inglesi  dell’Ottocento.

Come abbiamo avuto modo di mettere in evidenza in altri post, all’epoca per una donna non era facile affermarsi come scrittrice e quindi non è un caso che il romanzo sia stato pubblicato – nella prima versione del 1847 – sotto lo pseudonimo di Currer Bell e con il titolo “Jane Eyre: an autobiography“. La narrazione, infatti, si sviluppa in forma di racconto autobiografico dove la protagonista Jane Eyre si rivolge direttamente al lettore. E veniamo alla trama.

Jane è un’orfana dal carattere forte che viene cresciuta da alcuni parenti. Solo lo zio materno le vuole davvero bene, mentre il resto della famiglia la maltratta. La zia si prenderà cura di lei solo perché sul letto di morte del marito, questi le aveva strappato una promessa. Sta di fatto che dopo non molto tempo la giovane Jane viene affidata a una scuola di carità (Lowood School) dove Jane continuerà gli studi per divenire istitutrice, imparando il sacrificio, la disciplina e il dolore. Molti eventi tristi, infatti, continuano a costellare la vita di Jane che diventerà una stimata insegnante proprio all’interno dell’istituto dov’è stata cresciuta. E’ così che Jane conquista la libertà e l’indipendenza, finché non prenderà posto come istitutrice privata all’interno di Thornfield Hall, la casa della nobile famiglia Rochester. La bimba di cui Jane dovrà prendersi cura è Adele, figlia adottiva del misterioso padrone di casa. Il carattere e l’intelligenza di Jane faranno breccia nel cuore di Mr. Edward Rochester, ma il loro rapporto è complicato da una serie di eventi (compreso un matrimonio, che sarà disdetto all’ultimo minuto fra Mr. Rochester e Blanche Ingram, che vuole sposare l’uomo solo per interesse). E mentre anche in Jane il sentimento cresce, la dura corazza di Mr. Rochester – ormai scalfita – permette di vedere oltre il suo carattere collerico al limite della crudeltà. C’è però un terribile segreto che oscura il cuore dell’uomo. Un segreto chiuso a doppia mandata in una soffitta di Thornfield Hall che Jane scoprirà proprio nel giorno delle sue nozze. C’è un’altra donna (Bertha Mason) tenuta segregata in quelle buie stanze, i cui lamenti hanno spaventato Jane in molte occasioni. Bertha è la prima moglie di Mr. Rochester che questi non ha saputo abbandonare al suo destino dopo la malattia che l’ha resa completamente pazza. Jane è combattuta, fra le regole religiose e morali che le sono state insegnate e il suo amore, ma scappa da Thornfield Hall con l’intenzione di non fare più ritorno. Jane troverà chi la accoglierà e le darà aiuto, ma una scoperta la ricondurrà a Thornfield Hall…

jane-eyre-film-2006 copertina_Jane-Eyre-La-porta-proibitaInsomma, sintetizzando all’estremo il romanzo, possiamo delineare tre periodi nei quali i tratti fondamentali di questa eroina trovano la loro naturale evoluzione. L’infanzia di Jane, un periodo di violenza e soprusi; il periodo intermedio dove il clima d’attesa e mistero crescono insieme ai sentimenti di attrazione e passione fra Jane e Mr. Rochester; l’età adulta dove la determinazione di Jane le permetterà di ribellarsi alla società conformista in cui vive. L’evoluzione emotiva, morale e sentimentale di Jane mostra tratti rari per una donna dell’epoca. Jane è integra, indipendente, libera, forte, emancipata, passionale, intelligente, talentuosa, razionale, irrequieta, dignitosa, incapace di scendere a compromessi (anche con se stessa). Tutti tratti decisamente lontani dai canoni femminili dell’Ottocento. Queste fasi (e i passaggi intermedi) sono mostrate anche nei nomi dei luoghi in cui si svolge il romanzo, tappe di una vita dallo svolgimento accidentato: per esempio Lowood (low=basso) è il luogo (e il tempo) del degrado; Thornfield (thorn=spine) è il luogo e il tempo del dolore… Tutte tappe anche della storia d’amore fra Jane e Mr. Rochester: dall’amore impossibile a quello ritrovato, passando per quello tradito e perduto.

Leggere questo romanzo è un’esperienza unica. Non solo perché la prosa della Brontë è piacevolissimamente scorrevole, ma anche perché mentre si legge la storia di Jane le sue emozioni ti entrano dentro, al punto da viverle quasi in prima persona o da sognare una storia d’amore, tormentata e passionale, proprio come quella narrata da Charlotte, dove a dettare le regole è – per la prima volta – una donna. Una protagonista femminile davvero esplosiva, straordinariamente moderna vista la forza con cui lotta contro le convenzioni sociali.

la_porta_proibita_foto_4E ora curiosità. Ci sono diversi film tratti dal romanzo della Brontë. Alcuni sono film muti (realizzati fra il 1910 e il 1926). I più interessanti sono “La porta proibita“, diretto da Robert Stevenson e in cui nei panni di Edward Rochester c’era uno straordinario Orson Wells  e una giovanissima Elisabeth Taylor interpretava Helen, la migliore amica di Jane ai tempi di Lowood (1943) e “Jane Eyre” nella versione di Franco Zeffirelli (1996, che la mia insegnante di inglese ci portò a vedere al cinema)… Ma i liberi adattamenti del romanzo per il cinema e per la televisione sono davvero un’infinità. Fra i più curiosi, l’horror movie “I walked with zombie” 🙂

C

(Jane Eyre  di Charlotte Brontë, Mondadori, euro 10)

 

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